OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ
Gli Agricoltori Europei sono chiamati a vincere
la s da della sostenibilità
Sul totale delle angiosperme è coltivato solo il 2%,
prima della rivoluzione verde le specie coltivate erano
più di 6.000, oggi sono 200 e il riso, il frumento e il
mais rappresentano il 70% della produzione agricola
mondiale. L’uso nel mondo di fertilizzanti è aumentato
da 14 a 140 milioni di tonnellate dal 1950 ad oggi, e
comunque la fertilità dei terreni è molto peggiorata. il
74% dei suoli italiani è sotto la soglia del 2% di sostanza
organica, il minimo per garantire un buon grado di
efficienza, e molti non superano l’1%. Il tema dei pestici-
di è ancora più scottante: in America nel 1948 si usava-
no 22.650 tonnellate all’anno di pesticidi e si perdeva il
7% di prodotto a causa dei parassiti, oggi il consumo di
pesticidi è di 450.000 tonnellate e la perdita di raccolto
è salito al 20%, e questo accade perchè si è creato un
sistema dove la biodiversità è stata eliminata. In
Italia non andiamo meglio, siamo i primi in
Europa con un consumo di pesticidi pari
a 7.070 tonnellate, il 33% della
quantità usata nell’Unione Euro-
pea. Tutto questo stà provocando
effetti sul suolo in certi casi
irreversibili quali l’erosione, la
desertificazione e la saliniz-
zazione. Nel Mondo 751
milioni di ettari sono erosi
dall’acqua e 549 milioni di
ettari dall’aria.
PUNTO DI PARTENZA
L’AGRICOLTURA INDUSTRIALE: i numeri...
COSA SI PUO’ FARE:
la salute dell’operatore
e del consumatore
COSASI PUO’ FARE:
sostenibilitàdel suolo
Oggi possiamo considerarci all’apice dell’agricoltura
industriale, che iniziò quando si cominciarono ad usare
macchine alimentate a combustibile fossile e che hanno
facilitato il passaggio all’agricoltura intensiva monocul-
turale. L’agricoltura industriale è meno integrata con
l’ecosistema: la produzione animale e quella vegetale
sono generalmente separate con la conseguenza che la
quasi totalità della biomassa prodotta (almeno l’80%)
esce dall’azienda e non rientra più, riducendo così in
maniera drastica la sostanza organica nel suolo. I
prodotti chimici di sintesi utilizzati talvolta a sproposito,
si traducono in inquinanti che il sistema non è in grado
di assorbire e il suolo abitato da una o poche specie
vegetali diventa “un terreno stanco”.
La perdita della biodiversità sia vegetale che animale è
sicuramente uno degli effetti più negativi sui terre-
ni utilizzati in maniera intensiva.
La terra denudata, depredata e caricata
di sostanze sintetiche diventa un
substrato inerte impoverito e
morto.
Fonti:
“Il libro nero dell’agricoltura”
Davide Cicarrese (2012)
“The mechanization of agricolture” A.S.A.
247 Settembre 1982 - Pag. 76-89
“Acqua e cibo la rivoluzione necessaria”
C. Tonelli, U. Veronesi (2007)
“Agronomia generale” - L. Giardini
(2002)
“Biodiversità” A.Canini (2010)
Due i concetti fondamentali:
il suolo non è rinnovabile e
risolvere i problemi del suolo
vuol dire risolvere molti altri
problemi della produzione
agricola. Infatti un terreno ricco di
humus tutela la pianta dalle malattie
e da una piccola percentuale di humus
dipende la gran parte di disponibilità di
acqua nel suolo. Per cui la prima cosa da fare è
considerare il suolo per quello che effettivamente è: un
essere vivente. E’ necessario tutelarlo e preservarlo in
tutte le sue componenti inorganiche, organiche, micro-
biologiche e fisiche che interagiscono sempre fra di
loro. Di conseguenza la seconda cosa è applicare tutte
quelle pratiche colturali che devono preservare e in
alcuni casi possono migliorare la sanità e la fertilità del
suolo riducendo nel contempo la degradazione dello
stesso.Minimum tillage , rotazione colturali, sovesci o
cover crop, apporti di sostanza organica, drastica dimi-
nuzione dei pesticidi sono tra le tante armi che ci
potrebbero consentire di avere successo in questa sfida
della sostenibilità del suolo, dell’acqua e dell’aria.
Ormai è alta la consapevo-
lezza che la sfida della sosteni-
bilità si vince solo se si affronta
il problema globalmente. L’ambi-
zione di poter gestire in maniera
parziale i problemi di “stanchezza
del suolo” e delle patologie delle coltu-
re basata esclusivamente su mezzi chimici di
sintesi rivela oggi forti limiti legati a:
- efficacia inferiore per fenomeni di resistenza acquisita.
- scarsa flessibilità per mancanza di principi attivi.
- effetti secondari sull’ambiente e sulla salute degli
operatori.
Per prima cosa bisogna ricostituire la biodiversità e
ricreare la competizione fra patogeni e organismi “utili”,
utilizzando e sviluppando le conoscenze dei meccanismi
naturali di difesa delle piante. L’uso di prodotti di
origine vegetale e naturale e quindi non di sintesi
permette di ottenere ottimi risultati a concentrazio-
ni molto basse e perciò non tossiche per l’uomo.
L’uso di organismi vegetali e animali “utili” determinano
il controllo dei patogeni sotto un livello di danno accet-
tabile per l’imprenditore agricolo.
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